L'ammortizzatore di sterzo
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E' un accessorio non molto diffuso nel fuoristrada,
soprattutto per la sua "non economicità" d'acquisto,
e per la discussa utilità, ma io c'ho sempre sbavato
dietro di brutto, stile "vorrei, ma non posso..."
In una delle mie ricerche a ruota libera e senza scopo
specifico, però, trovo una occasione d'acquisto di un
bel GPR e decido di comprarlo, confortato dalla lettura di un
3D su soloenduro in cui questo attrezzetto riceve un consenso
deciso da parte di un sacco di piloti che lo hanno provato e
mai più lasciato...
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Appena preso il pezzo di ferro tra
le mani, tra l'emozione e lo stupore, vedo subito che l'attacco
manubrio ha una distanza dei risers maggiore rispetto ai fori
della mia piastra di sterzo.
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Non è possibile tagliare semplicemente
i disistanziali, perchè gli attacchi dell'ammortizzatore,
non combacerebbero più con i fori di fissaggio. Decido
quindi di ricavarmi una piastra da solo che vada ad hoc, permettendomi
anche di mantenere i miei risers Ramirez.
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Inizio sforellando, al mio trapano a colonna, una piastra
di acciaio ricavando alla giusta distanza i buchi per i dadi
di fissaggio dei cavallotti manubrio.
Quindi con il frullino creo l'alloggiamento
in cui si muoverà il braccetto ammortizzatore
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Giuro che non l'ho fatto apposta, ma
anche il perno che si fissa sul cannotto di sterzo, non c'entra
nulla con quello del mio Kawa, per spirito masochistico sono
quasi felice di doverci mettere mano pure lì...
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Per intanto metto su la
piastra e monto ammortizzatore col supporto GPS, anche il braccetto
gira libero nel suo alloggio (come potete intuire dalla foto a
destra)
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Non mi resta che risolvere il problema
supporto e mi torna in aiuto il nuovo Castorama appena aperto
accanto alla mia officina che stà sotto casa dei miei (dallo
stesso Castorama vengono anche la piastra che ho usato per l'attacco
ed una serie di minuterie al cui fascino non sono in grado di
resistere) |
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Lì trovo un tubo d'acciaio del
giusto diametro per alloggiare il perno del mio bel GPR
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Infine lo sego a misura ed vi inserisco il pirulino.
Facciamo una piccola digressione per capire come funziona
"l'aggeggio", si tratta semplicemente di una scatola
stagna piena di olio da sospensioni con una paratia isolidale
ad un perno a cui si fissa il braccetto esterno. Il registro
aziona dei travasi che fanno fluire con maggiore o minore resistenza
l'olio da una parte all'altra della paratia. Questo tipo di
resistenza artificiale evita allo sterzo di scartare alla prima
asperità che la ruota anteriore incontra. Estremamente
utile per l'uso alle altissime velocità delle piste desertiche,
ha un ottima resa anche sulle pietraie più impestate...
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In commercio i modelli più diffusi ed apprezzati
sono gli Scott-Ohlins ed i GPR, che io sappia non ce ne sono
altri di rotativi, mentre tantissime marche producono quelli
longitudinali che si usano per le moto stradali e per noi non
vanno bene...
...ecco ad esempio un WP stradale
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Gli Ohlins si distinguono per il bel
color oro tipico della casa svedese.
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Il GPR ha dalla sua sia delle soluzioni innovative
come l'attacco+riser integrato, che vediamo qui a sinistra oppure
il rivoluzionario comando di regolazione dalla manopola sinistra,
che vediamo rappresentato nella foto in alto.
La regolazione attraverso un unico registro risulta
poi più semplice per trovare la taratura ideale non essendoci
molle e differenze tra compressione e rilascio nel girare a
destra piuttosto che a sinistra.
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Fissato il corpo dell'ammortizzatore al manubrio con
la staffa, adesso non resta che pensare al vincolo meccanico
(il pilrulino metallico) da posizionare sul telaio.
Per realizzarlo mi avvalgo dell'aiuto del mio amico
Giovanni e del padre Lucio che hanno un officina di fabbro proprio
vicino al mio garage.
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Quindi si prepara la barra d'acciaio
scavando un invito per il cannotto dove alloggia il perno piastre
il tutto per sfruttare tutto l'esiguo spazio a disposizione. |
Visto il risultato che
volevo ottenere, Lucio mi consiglia di non saldare direttamente
il tubetto al telaio, ma di costruire una cravatta di rinforzo
in acciaio con un astuccio dove infilare la barra libera così
da poterla estrarre facilmente all'occorrenza.
Come astuccio useremo una cerniera grezza
che ha le misure perfettamente complementari a quelle del tubetto
che ho utilizzato ed è della lunghezza ideale.
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Quindi, con una piegatrice, si chiudono
a misura i lembi della staffa.
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Gli si da una "pettinata" con una troncatrice
ed infine si salda l'astuccio a filo.
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La cravattina viene quindi appuntata
sul telaio con due piccoli punti di saldatura e, dopo aver mascherato
con del nastro la zona d'aggancio, con una bomboletta di vernice
provvedo a stendere uno strato protettivo contro l'ossidazione
ed il lavoro è finito.
Non resta ora che procedere al collaudo
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